sabato 9 aprile 2011

Di temporanei spostamenti e rientri pieni di aspettative.

E' passato quasi un mese dal giorno del grande terremoto del Tohoku e da li' sono successe molte cose. Appena passata la grande scossa sembrava tutto finito ed e' stato solo dopo esser tornata a casa che mi sono accorta della devastazione dello tsunami con onde alte fino a 26 m: un cataclisma naturale che ha spazzato via interi paesi, migliaia di vite. Pensare di tornare alla normalita' era del tutto impossibile persino a Tokyo, a ben 250 km di distanza dal luogo della catastrofe, code di oltre due ore per poter salire sul treno ed andare al lavoro, quindi attese interminabili la mattina alle 6:00 per poter arrivare al lavoro in tempo, intirizzita dal freddo e con il terribile presentimento di non poter reggere un simile ritmo per mesi...cosa che inizialmente ci aspettavamo tutti dal momento che la citta' di Tokyo e tutte le prefetture limitrofe hanno dovuto programmare quotidianamente la sospensione dell'elettricita' al fine di risparmiare energia (quella del nord del Giappone dipende dalle centrali nucleari dell'area di Fukushima ed essendo quelle ormai parzialmente inutilizzabili, le conseguenze sono state evidenti a tutti). Ancora oggi abbiamo strade non illuminate, stazioni con accese le sole luci d'emergenza al led, se andiamo a fare la spesa certi alimenti (acqua minerale, yogurt, nattou (fagioli di soia fermentati, molto apprezzati nel Nord del Giappone))latte, ecc.) sono acquistabili sono in quantita' limitata (ossia un articolo a persona, non di piu', per evitare l'esaurimento delle scorte). Ancora adesso e' difficile trovare questi alimenti (alla fine si possono trovare, ma magari bisogna girare un paio di supermercati) perche' chi i tanti produttori della zona del disastro, che forniva tutta la zona del Kanto, non possono piu' per il rischio della contaminazione da radiazioni e quindi restano solo i fornitori delle altre zone, che non riescono a servire un'area vastamente popolata come quella di Tokyo-Yokohama, ed ecco che facciamo fatica a trovare questi prodotti. Oggi, finalmente, dopo 15 giorni, ho mangiato il mio primo nattou...(che aspettava solo me sul banco frigo del supermercato..era l'ultimo!): che buono! Come ho fatto senza in Italia per tutti questi anni?


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Poi la paura della nube tossica, la paura della pioggia, di farsi la doccia, di cucinare utilizzando l'acqua del rubinetto, di mangiare le verdure della zona critica, di bere il latte...insomma, paure spesso ingiustificate, ma quando si ha a che fare con questioni come quelle del nucleare, non essendo un'esperta, il dubbio me lo sono posta piu' volte e dopo varie pressioni dalla famiglia, dagli amici in Italia e dal mio capo (italiano), che nel frattempo, per precauzione, si era spostato a Hong Kong con la famiglia, io e K. abbiamo deciso di andare a Osaka, a casa dei suoceri, per un periodo indeterminato, nell'attesa che la situazione diventasse piu' chiara e soprattutto piu' vivibile (svegliarsi alle 5 e fare 2 ore di coda al freddo davanti alla stazione tutte le mattine non era davvero vita!). Abbiamo entrambi una filiale delle rispettive ditte a Osaka e avendo avuto il permesso di continuare a lavorare da li' abbiamo pensato che non fosse una cattiva idea allontanarci per un po'.







A Osaka ci siamo decisamente ripresi dal "mal di mare", come chiamo io quello stato deambulatoriamente confusionale tipico di chi vive in un territorio continuamente colpito da sismi di lieve ma tangibile intensita' (fate conto che dall'11 di Marzo a oggi nella zona del Tohoku e del Kanto sono state registrate migliaia di scosse di assestamento, con il risultato di avere sempre la testa che gira, proprio come si vivesse sul pontile di un traghetto).



Nella grande citta' del Kansai, abbiamo mangiato come porcelli (la cucina osakese e' davvero prelibata) e incontrato molti amici che vivono da quelle parti, io ho avuto modo di conoscere i colleghi (che forza, mi e' venuta voglia di trasferirmici, adoro i miei colleghi di Osaka!) e K. e' stato tanto con i suoi; suo padre, che e' cuoco, ci ha preparato tanti piatti tipici e sua madre mi ha fatto fare tante risate, come sempre. Con noi abbiamo portato anche Musa, che ormai ha ottenuto la licenza di "gatta viaggiatrice" e nei prossimi spostamenti non esiteremo a farle fare un nuovo giro nel trasportino, visto che pare non avere nessun problema a starci qualche ora (c'e' stata 25 ore quando siamo venuti in Giappone, santa micia!).


















La pausa osakese e' stata di circa 11 giorni, dopodiche' sono andata a Nagoya per lavoro e da li' ho deciso di tornare direttamente a casa mia a Tokyo. Il lavoro ha ripreso i suoi ritmi (forse piu' devastanti di prima?) e queste due settimane sono state pazzesche...a volte torno cosi' tardi la sera che non e' nemmeno il caso di mangiare perche' e' gia' ora di dormire...ma tutto questo ha decisamente un senso e sono felice di aver intrapreso una vita dura, si'... ma a lungo termine mi fara' imparare tanto, ne sono certa, del resto siamo in Giappone, mica a Rio de Janeiro!Qui si fanno gli straordinari, e tanti. STOP. Che il simpatico, incontinente tanuki qui di seguito mi porti fortuna!(Il tanuki e' il tasso, animaletto porta fortuna in Giappone, pare che garantisca successo ai commercianti se ci si comporta bene con loro! Ecco perche' molti negozi hanno un tanuki di ceramica o di legno all'ingresso...come a volerseli ingraziare, visto che sanno anche essere molto dispettosi!).





A Tokyo nel frattempo sono sbocciati i ciliegi e in questi giorni sto andando a mangiare il mio bento sulle panchine di un piccolo giardino con due bellissimi ciliegi in fiore proprio a 1 minuto dal mio ufficio. E' bello riposarsi al tepore di un sole primaverile, l'aria fresca che accarezza le guance e i delicati petali dei fiori di ciliegio che svolazzando si posano nella ciotolina di lacca, magari proprio sul riso bianco e profumato, allora chiudi gli occhi e pensi: "Quanto mi sei mancata, primavera giapponese!" E' stato un lungo e difficile inverno, questo. Ma siamo tutti pronti a ripartire, nel petto ho una gran voglia di felicita' e l'entusiasmo mi fa sentire bene. Spero che non mi abbandoni.