lunedì 19 settembre 2011

Un cuore in...Autunno!

L'Estate giapponese non e' affatto finita. Dura da quasi 4 mesi e io e K. corriamo dalla mattina alla sera incontro ai nostri impegni di lavoro, numerose visite ai clienti in giacca e cravatta nonostante le temperature proibitive e cene con i colleghi dell'ufficio francese per lui e fiere eno-gastronomiche a Kanazawa, presentazioni davanti a corpulenti clienti nipponici e cene fra colleghi (io). Il tutto intervallato da fine settimana veloci come il vento, che nemmeno hai fatto in tempo a sbadigliare che e' gia' domenica sera con Sazae san che canta la sua sigla in TV e noiche vogliamo morire, colpiti dall'omonima sindrome (questa molti non la capiranno..hehe).

Ma siamo contenti, davvero.

Siamo andati a Izu, che e' la penisola a Sud di Tokyo e dopo aver ammirato il bel mare di questa zona (ahime' troppo turistica!) ci siamo fermati in un piccolo stabilimento termale in collina. Questa penisola di Izu e' di origine vulcanica e qui nascono tantissime sorgenti termali naturali.

Abbiamo mangiato il pesce fresco che abbonda in questo mare e nonostante l'acqua delle terme all'aperto (露天風呂rotenburo) fosse di 43 gradi (!!) ci siamo davvero rinfrescati!Se state organizzando un viaggio in Giappone non perdetevi assolutamente una visita alle terme, gli onsen, che sono davvero un bel modo di curarsi del proprio spirito, oltre che del corpo.

Questo fine settimana e' "lungo" perche' oggi e' la festa degli anziani, giorno festivo che ci ha permesso di stare a casa per 3 giorni consecutivi e sono proprio soddisfatta: ho fatto 4 lavatrici, le ho stirate, ho riempito due sacchi di vestiti che non metto piu', pulito a fondo la cucina che ora e' uno splendore e abbiamo anche ricevuto il nostro nuovo, splendido, comatoso DIVANO.




Inutile dirvi che abbiamo cancellato due appuntamenti e tre uscite per sdraiarci e guardare 3 film sulla nostra nuova navicella orfica. Salvo un paio di rapide uscite strategiche in pigiama al minimarket sotto casa per l'approvvigionamento di beni di prima necessita' (latte e cereali per me, birra ed edamame per lui in primis) e un piacevolissimo pranzo dai nostri amici A. e S. che vivono con la loro piccola Y. a mezz'ora di bici da casa nostra (dove ho appreso una nuova ricetta portentosa: il polpettone della suocera dell'amica di A., L., che e' qualcosa di godurioso) il fine settimana lungo e' quasi andato e ora ci apprestiamo a farci una decina di vasche in piscina, prima di organizzare la serata: sushi e karaoke? Mmm...forse meglio pizza take away e filmone francese appena scaricato (si lo so, e' stravecchio ma non l'ho mai visto!): Un cuore in inverno....voglia che quest'estate finisca presto. Abbiamo gia' il cuore e la mente in Autunno.

domenica 14 agosto 2011

Via da queste sponde...

Capo Vaticano, Calabria - Estate 2007

Stanotte ho sognato un mare bellissimo. Era blu cristallino, di quel blu che il mare sa avere solo la mattina. Io lo guardavo da lontano, in cima a una roccia a ridosso della bella spiaggia di sabbia color avorio, come borotalco. I rumori erano attutiti, portati via dal vento e dalle onde che si infrangevano solo a riva con quella loro bella schiumina bianca e profumata di sale. Poca gente sulla spiaggia, ma le grida dei bambini si sentivano fino a me, portate dal vento mattutino. Nell'aria l'immancabile odore di bomboloni. Quel vento e quei bomboloni che qui ce li sognamo, appunto.



E' cosi' che mi sono svegliata stamani, pigramente, essendo finalmente Natsu Yasumi (letteralmente "vacanze estive") e avendo ferie fino a martedi' prossimo nella mia mente e' sorta spontaneamente l'equazione: vacanze estive = mare. Ma il mare in Giappone non e' quello a cui siamo abituati noi italiani..il mare Giapponese e' bello, certo, ma non e' il Mediterraneo, anche se si dice che il mare della costa settentrionale dello Shikoku climaticamente sia vagamente simile al Mediterraneo. Dovrei provare a vedere un giorno...



Il mare giapponese e' scuro, quasi nero e profondo. Le spiagge sono deserte e spesso sassose, di sassi scuri. Le alghe sono le regine delle spiagge, qui in Giappone ed il profumo di mare e' selvatico, e' un po' lacustre. Inoltre e' popolato di simpatici pesci come le tracine, alcune anche mortali (almeno nelle spiagge delle isole del sud come Okinawa). Insomma, un magnifico posto da cui esser ispirati, senza dubbio, ma niente a che vedere con il turchese, l'odore irresistibile, la brezza salina, il riverbero nel sole del nostro Mediterraneo.


 Meoto-iwa, Hiroshima 2009


Quindi i giorni scorrono pigramente, fuori fa tanto caldo e non viene voglia di fare viaggi con questa afa appiccicosa di caucciu' (cit.), riesco a malapena a trascinarmi in qualche caffe' per incontrare amici che hanno neonati e ad andare in piscina a far due vasche per non mettere su la buzza, insomma, sono pigra, lenta e priva di stimoli, l'estate giapponese mi butta proprio giu'.




Certo, penso fra me e me, per una volta che posso dondolarmi su una poltrona o gingillarmi senza scopo ne approfitto: l'ozio e' un toccasana quando fai una vita come la mia. E allora ne approfitto: un pisolino post pranzo, un post del mio blog con "Garras dos Sentidos" di Misia di sottofondo, un pedicure + smalto a seconda dell'umore (rosso ciliegia, tie'), un libro in compagnia di Stefano Bollani e il suo Carioca, un prosecchino con olive mentre guardiamo un nuovo film...anche queste sono le vacanze!


Imperia, Luglio 2010


E poi, sono anche giorni di preparativi: a Ottobre avro' ospiti illustri dall'Italia: ci stiamo organizzando per un bel viaggetto in macchina...Izu, le isole di fronte a Tokyo, Nihonkai e Sadojima, Beppu e il Kyushu, l'immancabile Kyoto...tante mete da studiare: sara' bene fissare in tempo che i giapponesi sono girelloni e prenotano tutto mesi e mesi in anticipo, acciderba a loro! Quando il clima sara' ottimale per belle escursioni in montagna, alle terme all'aperto (in compagnia dei macachi?) e magari una bella esperienza in un ryoukan (locanda tradizionale giapponese)...saprete presto cosa partorira' la nostra mente malata..




Ecco il mio post di mezzo Agosto..in definitiva vorrei solo essere su una bella terrazza nel Mediterraneo alle 19:30, con un bel gelato al pistacchio e nocciola (che mi gocciola) in mano e la macchina fotografica nell'altra, mentre dalla ringhiera in ferro battuto mi perdo in un piccolo golfo a picco sul mare...e lascio che la brezzolina mi asciughi i capelli diventati come quelli della Medusa, pieni di sale.


Ile de Porquerolles, Francia del Sud - Luglio 2010

Ma mi trovo a Takenotsuka, 37 gradi con umidita' al 70% alle 16:00, volgari cicale dall'ugola impazzita (anche di notte!) e nessuna voglia di uscire...forse piu' tardi..ma anche no.

sabato 2 luglio 2011

Un treno, la musica, la notte.

Quando mi capita di bere un po' piu' del normale e sto attraversando un periodo positivo mi sento in pace col mondo intero e vorrei abbracciare tutti gli estranei che incontro per la strada, anche i puzzoni della metro.

Ieri sera sono andata a cena con alcuni colleghi e tra una risata e l'altra abbiamo fatto tardissimo: sono riuscita a prendere l'ultimo treno per il rotto della cuffia!

La dolce sensazione dell'alcool in circolo, il tepore del sedile di velluto, la sensazione acida della mia lingua viola (quanto mi piace quando diventa cosi'!) e le cuffie nelle orecchie che mi sparavano i Sex Pistols, David Bowie, Bauhaus, P.J. Harvey, Rolling Stones, Diaframma (eh, ho tutto il tempo sul treno, ieri sera ero a Omotesando, che dista circa un'ora da casa mia).

Avrei voluto che uno dei miei sogni si avverasse per una volta: che le luci al neon si spengessero improvvisamente, che l'interno del treno fosse illuminato solo dalle luci dei lampioni e delle finestre della citta'.

A questo punto vorrei che partisse la musica: forte, dai bassi amplificati e che tutti i passeggeri iniziassero a ballare o anche solo a farsi trasportare dalla melodia, insieme al treno che continua ad andare e che ci porta in periferia, alle nostre finestre lontane....

Ho continuato a ballare tutto il tempo, ticchettando i polpastrelli sulle ginocchia e sorridendo ad occhi chiusi, mentre la notte ci portava via.




venerdì 17 giugno 2011

A volte un po' di rutto libero non guasterebbe.



Quando si e' in minoranza ci vuole coraggio a fare sentire la propria voce. I veri condottieri sono coloro che riescono a portare le masse a lottare per alti ideali, magari partendo dal basso, facendosi notare per le proprie brillanti doti, inesorabilmente, sempre piu' agguerriti, fino a diventare leader.

Non e' il mio caso da quando sono impiegata presso una ditta di importazioni a Tokyo. Cioe', non che volessi diventare condottiera, non ne ho la stoffa, ma almeno in altre circostanze lavorative mi sentivo piu' libera di esprimermi.

Chi mi conosce sa che riesco a saltare di palo in frasca molto rapidamente e che adoro affrontare gli argomenti piu' disparati. Dalla politica alle serie TV, dalla religione al gossip degno dei migliori centri estetici. Amo parlare a ruota libera e quando dico libera intendo assolutamente senza freni (occhio a farmi bere, potrei svergognarvi davanti a decine di persone, siete avvisati).

Tra gli amici e gli ex-colleghi sono quella strampalata, che se ne esce sempre fuori con una frase spiazzante, vuoi per il registro (spesso da scaricatrice di porto) vuoi per l'argomento (preferibilmente a dir poco inusuale e grottesco). Insomma, la pausa pranzo degli ultimi mesi non e' esattamente la stessa di quando ero impiegata in Italia.

Volete sapere perche'?

Chi conosce bene il Giappone ha gia' capito dove voglio andare a parare, chi non e' molto avvezzo invece scoprira' che questo e' il Paese del politically correct. E' sempre sconveniente affrontare argomenti spinosi ossia quelli che potrebbero e dico POTREBBERO urtare la sensibilita' altrui.

Quindi si parla di nuove mode, di risultati sportivi, di nuove scadenze di lavoro, di ultimi telefilm, magari. Ma mai, davvero mai di argomenti che infiammano, quelli per cui in Italia si fanno gran belle discussioni e dove alla fine non ci si capisce un po' piu' nulla, tanto tutti vogliono dire la propria. Qui in Giappone non mi e' mai successo. I toni sono sempre pacati, tutti ascoltano l'interlocutore senza elaborare il proprio intervento successivo nell'attesa(che rarita'!)o peggio parlandogli sopra. Non amo generalizzare ma spesso capita, nel mio Paese, siamo tutti cosi' appassionatamente chiacchieroni!La nostra non e' cattiveria.

Tuttavia, un discorso venuto fuori ieri mentre mangiavo la straordinaria zuppa di lenticchie che K. mi aveva preparato la sera precedente (un saluto allo sponsor: non mi stanchero' mai di ringraziarlo con tutto il cuore per le sue doti culinarie) mi ha fatto riflettere a lungo.

In Giappone le buone maniere sono sulla bocca di tutti. I bambini crescono ricevendo un'educazione molto rigida, sin dalla piu' tenera eta' (e parlo di scuola materna). Il prossimo e' (quasi) sempre ben rispettato e la cortesia e' una delle doti piu' note del popolo nipponico. Che poi piu' che di gentilezza si tratti di "attenzione e rispetto severo delle buone maniere" e' un altro discorso, e ve ne parlero' un'altra volta (oddio...le buone maniere stanno contagiando anche me!). Pertanto anche sul treno, mezzo di trasporto pubblico probabilmente utilizzato dal 99% dei giapponesi e quindi sempre stipato di esseri umani soprattutto nelle ore di punta, come ben sapete, le regole di convivenza pacifica e ordinata sono un must.

Ora, qualcuno ha stabilito che buone maniere sono anche NON truccarsi in pubblico e l'altro giorno a pranzo le mie colleghe commentavano tutte acidamente riferendosi al racconto di una di noi che al mattino, udite udite, aveva seduta di fronte a se una ragazzina che si truccava prolungandosi per ben 15 minuti! Ed il tutto di fronte ad una trentina di persone che erano a pochi centimentri da lei sul treno!

 
"Ooooohhhh". 

"Dove andremo a finire?"

"Non possiamo permettere simili atteggiamenti".

"Oh, no. E' disdicevole".

"Ma come si fa a non curarsi degli altri intorno a se'?"

"Il Giappone cadra' in rovina a causa di questi giovani cosi' menefreghisti".

.....

Volete sapere se ho commentato? Ovviamente no.

Ecco perche' non diventero' mai una condottiera.

domenica 22 maggio 2011

Bilanci di fine Primavera.

Il tempo smussa gli spigoli, placa la rabbia, annebbia la memoria, edulcora i ricordi, fa venire le rughe e le macchie solari, allarga le scarpe e deforma i jeans, allunga le ricrescite, richiude le ferite, fa arrivare autobus e venerdi', spesso allontana le persone inesorabilmente, fa crescere il mio basilico, fa esaurire le scorte di Gocciole e soprattutto puo' rendere abitudine cio' che inizialmente era ignoto e pertanto ostile.

Sono passati piu' di sette mesi da quando sono arrivata a Tokyo e tutto cio' che mi e' capitato, le persone che ho incontrato, conosciuto, le parole, i posti che ho scoperto, tutte queste cose messe insieme stanno tacitamente lavorando a mia insaputa per mettere a punto la mia IO del futuro. Questa sensazione e' tanto forte quanto rassicurante, negli ultimi tempi. In fondo mi e' sempre piaciuto cambiare, non rimanere uguale a me stessa, sperando di essere sempre meno noiosa di quanto non sia davvero.

Nei miei sogni sono sempre proiettata in avanti, mi immagino sempre diversa, migliore, e, ahime', ho anche avuto sempre il difetto (questa cosa purtroppo non cambia mai) di snobbare la mia IO di ieri. Ma anche di ieri-ieri, il 21 Maggio, eh. Quella li'? Pfff...una pivella rispetto alla me di oggi, 22 Maggio. Cosa me lo fa pensare? L'ottimismo della speranza. La volonta' di essere diversa da questa me tanto imperfetta, ma anche la presunzione di raggiungere la perfezione nella ideale ME di domani, e' matematicamente certo che la me del 23 Maggio sara' migliore di quella di oggi, 22. Non c'e' storia.

Ma, dove voglio arrivare?

Ah ecco. Volevo solo ribadire che le punte affilate delle mie prime, dure giornate di lavoro e in generale dei primi tempi nella mia nuova vita hanno subito i benevoli effetti dei venti temporali e da lame arroventate sono divenute come le forbicine arrotondate delle elementari..perche' col tempo ci si abitua e si impara. Si sbaglia, si piange, ci si dispera, si sbatte la testa contro il muro urlando:"Basta..non ce la posso fare!" e poi ce la si fa, cosi', magia. Perche' la me del 18 Aprile era una mezza sega.

Mossa da questo spirito di vittoria (su me stessa, fondamentalmente, che mi autoflagellavo alla Tafazzi, rimpiangendo la gallina vecchia) vado incontro a una fine di Primavera calda e ricca di profumi esotici ma al tempo stesso cosi' familiari, dolci come un vecchio ricordo. E dentro di me continuo a ripetere come un'ossessa: "Ahh...ecco dov'eri rimasta, fine di Primavera giapponese, sei sempre stata li'..e io che pensavo di non trovarti piu'!".



Un gufino porta-lettere. In Giappone porta bene!


C'e' bisogno di spiegarlo? Takoyaki!!!Matsuri da!


Un cantastorie tipico dell'era Taisho (1912-1926), avrei voluto farvelo ascoltare: era ipnotico.


Pesciolini allo spiedo. Kameido Tenjin.


Facendo la doccia a Daikoku, dio della prosperita' e della cucina,
per ingraziarselo e cosi' diventare sani come pesci.


Perche' non l'ho comprato? Mai ascoltare i mariti.


Mentre rinfresco Ebisu, il dio giapponese dei pescatori, della buona sorte e dei mercanti nonché il guardiano della salute dei bambini piccoli. È una delle Sette Divinita' della Fortuna (七福神, Shichifukujin) ed il solo dei sette che ha origine giapponese.



Pausa a tutta salute: uno yogurt fatto col riso!



Lanternona di pietra al Kameido Tenjin.



Ingresso di un ristorante a Kameido (il bambu' e' la pianta che in Giappone senza dubbio rappresenta  il mese di Maggio).


Bonsai di glicine fiorito...


Il mio caro laghetto di Shinobazu a Ueno, presto fioriranno i fior di loto!


Pubblicita' in odor di epoca Showa sulla Hibiya sen. Dice:"In questa strada non si puo' giocare a catch ball" Che cosa assurda che era. Mentre ci raccontiamo dei tempi andati, dai, facciamoci una birra!



Tipico piatto estivo a casa mia (e di milioni di giapponesi) ad opera di K.: quando fa caldo e' una delizia! Si chiama 冷やし中華 hiyashi chuuka, sono spaghetti all'uovo serviti freddissimi e conditi con salsa di soia, aceto, sesamo, pomodori freschi, frittata, cetrioli e prosciutto cotto tagliati alla julienne, con una manciata di nori (alghe essiccate) a decorare il tutto.


Buona fine Primavera a tutti, ovunque voi siate. Andiamo dritto per le nostre strade, ma ogni tanto fermiamoci a guardare i dettagli poco osservati, le cose che se annusate e riconosciute rendono la nostra vita diversa, piu' ricca di sfumature. E sono proprio queste piccole felicita' quotidiane a fare dei nostri NOI imperfetti dei NOI piu' elevati, in tutti i sensi.

sabato 9 aprile 2011

Di temporanei spostamenti e rientri pieni di aspettative.

E' passato quasi un mese dal giorno del grande terremoto del Tohoku e da li' sono successe molte cose. Appena passata la grande scossa sembrava tutto finito ed e' stato solo dopo esser tornata a casa che mi sono accorta della devastazione dello tsunami con onde alte fino a 26 m: un cataclisma naturale che ha spazzato via interi paesi, migliaia di vite. Pensare di tornare alla normalita' era del tutto impossibile persino a Tokyo, a ben 250 km di distanza dal luogo della catastrofe, code di oltre due ore per poter salire sul treno ed andare al lavoro, quindi attese interminabili la mattina alle 6:00 per poter arrivare al lavoro in tempo, intirizzita dal freddo e con il terribile presentimento di non poter reggere un simile ritmo per mesi...cosa che inizialmente ci aspettavamo tutti dal momento che la citta' di Tokyo e tutte le prefetture limitrofe hanno dovuto programmare quotidianamente la sospensione dell'elettricita' al fine di risparmiare energia (quella del nord del Giappone dipende dalle centrali nucleari dell'area di Fukushima ed essendo quelle ormai parzialmente inutilizzabili, le conseguenze sono state evidenti a tutti). Ancora oggi abbiamo strade non illuminate, stazioni con accese le sole luci d'emergenza al led, se andiamo a fare la spesa certi alimenti (acqua minerale, yogurt, nattou (fagioli di soia fermentati, molto apprezzati nel Nord del Giappone))latte, ecc.) sono acquistabili sono in quantita' limitata (ossia un articolo a persona, non di piu', per evitare l'esaurimento delle scorte). Ancora adesso e' difficile trovare questi alimenti (alla fine si possono trovare, ma magari bisogna girare un paio di supermercati) perche' chi i tanti produttori della zona del disastro, che forniva tutta la zona del Kanto, non possono piu' per il rischio della contaminazione da radiazioni e quindi restano solo i fornitori delle altre zone, che non riescono a servire un'area vastamente popolata come quella di Tokyo-Yokohama, ed ecco che facciamo fatica a trovare questi prodotti. Oggi, finalmente, dopo 15 giorni, ho mangiato il mio primo nattou...(che aspettava solo me sul banco frigo del supermercato..era l'ultimo!): che buono! Come ho fatto senza in Italia per tutti questi anni?


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Poi la paura della nube tossica, la paura della pioggia, di farsi la doccia, di cucinare utilizzando l'acqua del rubinetto, di mangiare le verdure della zona critica, di bere il latte...insomma, paure spesso ingiustificate, ma quando si ha a che fare con questioni come quelle del nucleare, non essendo un'esperta, il dubbio me lo sono posta piu' volte e dopo varie pressioni dalla famiglia, dagli amici in Italia e dal mio capo (italiano), che nel frattempo, per precauzione, si era spostato a Hong Kong con la famiglia, io e K. abbiamo deciso di andare a Osaka, a casa dei suoceri, per un periodo indeterminato, nell'attesa che la situazione diventasse piu' chiara e soprattutto piu' vivibile (svegliarsi alle 5 e fare 2 ore di coda al freddo davanti alla stazione tutte le mattine non era davvero vita!). Abbiamo entrambi una filiale delle rispettive ditte a Osaka e avendo avuto il permesso di continuare a lavorare da li' abbiamo pensato che non fosse una cattiva idea allontanarci per un po'.







A Osaka ci siamo decisamente ripresi dal "mal di mare", come chiamo io quello stato deambulatoriamente confusionale tipico di chi vive in un territorio continuamente colpito da sismi di lieve ma tangibile intensita' (fate conto che dall'11 di Marzo a oggi nella zona del Tohoku e del Kanto sono state registrate migliaia di scosse di assestamento, con il risultato di avere sempre la testa che gira, proprio come si vivesse sul pontile di un traghetto).



Nella grande citta' del Kansai, abbiamo mangiato come porcelli (la cucina osakese e' davvero prelibata) e incontrato molti amici che vivono da quelle parti, io ho avuto modo di conoscere i colleghi (che forza, mi e' venuta voglia di trasferirmici, adoro i miei colleghi di Osaka!) e K. e' stato tanto con i suoi; suo padre, che e' cuoco, ci ha preparato tanti piatti tipici e sua madre mi ha fatto fare tante risate, come sempre. Con noi abbiamo portato anche Musa, che ormai ha ottenuto la licenza di "gatta viaggiatrice" e nei prossimi spostamenti non esiteremo a farle fare un nuovo giro nel trasportino, visto che pare non avere nessun problema a starci qualche ora (c'e' stata 25 ore quando siamo venuti in Giappone, santa micia!).


















La pausa osakese e' stata di circa 11 giorni, dopodiche' sono andata a Nagoya per lavoro e da li' ho deciso di tornare direttamente a casa mia a Tokyo. Il lavoro ha ripreso i suoi ritmi (forse piu' devastanti di prima?) e queste due settimane sono state pazzesche...a volte torno cosi' tardi la sera che non e' nemmeno il caso di mangiare perche' e' gia' ora di dormire...ma tutto questo ha decisamente un senso e sono felice di aver intrapreso una vita dura, si'... ma a lungo termine mi fara' imparare tanto, ne sono certa, del resto siamo in Giappone, mica a Rio de Janeiro!Qui si fanno gli straordinari, e tanti. STOP. Che il simpatico, incontinente tanuki qui di seguito mi porti fortuna!(Il tanuki e' il tasso, animaletto porta fortuna in Giappone, pare che garantisca successo ai commercianti se ci si comporta bene con loro! Ecco perche' molti negozi hanno un tanuki di ceramica o di legno all'ingresso...come a volerseli ingraziare, visto che sanno anche essere molto dispettosi!).





A Tokyo nel frattempo sono sbocciati i ciliegi e in questi giorni sto andando a mangiare il mio bento sulle panchine di un piccolo giardino con due bellissimi ciliegi in fiore proprio a 1 minuto dal mio ufficio. E' bello riposarsi al tepore di un sole primaverile, l'aria fresca che accarezza le guance e i delicati petali dei fiori di ciliegio che svolazzando si posano nella ciotolina di lacca, magari proprio sul riso bianco e profumato, allora chiudi gli occhi e pensi: "Quanto mi sei mancata, primavera giapponese!" E' stato un lungo e difficile inverno, questo. Ma siamo tutti pronti a ripartire, nel petto ho una gran voglia di felicita' e l'entusiasmo mi fa sentire bene. Spero che non mi abbandoni.



domenica 13 marzo 2011

La marcia dei milioni, 11 - 3 -11 terremoto del Tohoku

Il Venerdi' e' solitamente il giorno piu' bello della settimana per me. Gia' di prima mattina quando mi sveglio il pensiero che occorre solo un rush finale prima della prolungata pausa del fine settimana mi da un'insperata energia. Con questo spirto la mattina dell'11 Marzo alle 7:00 in punto mi alzo, lasciando K. ronfante ancora sotto il piumone. Al lavoro mi aspetta una presentazione urgente da finire, varie tabelle dati da compilare con il contenuto delle mail italiane della sera precedente, un pranzo con la responsabile dell'ufficio francese, un meeting alle 15:00 e molto altro... insomma, una giornata piena, sicuramente faro' tardi anche stasera, penso mentre sorseggio il mio latte ed orzo davanti al pc con Musa acciambellata accanto a me...

Di corsa alla stazione e prendo per un soffio il treno delle 7:48, solito pigia-pigia mattutino e alle 8:50 sono in ufficio. Arriva merce dall'Italia e con il mio collega M. ci apprestiamo a farne l'inventario, lavoro alla presentazione di un vino abruzzese e arriva il momento di andare a pranzo con la collega N., un sushi tra chiacchiere sullo stato dell'istruzione italiana e la guida in Giappone, un caffe' parlando di gelati e i suoi consumatori giapponesi e si fa l'ora di rientrare alla base, la torre di Tokyo ci saluta svettando tra le nuvole appena comparse a rabbuiare la citta'... e pensare che stamani splendeva un sole meraviglioso, penso un po' delusa.

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Sono le 14:43 e seduta alla mia scrivania riempio il bicchiere con un succo all'arancia rossa appena acquistato per fare una valutazione del prodotto quindi ricerca di mercato, ne assaggio un sorso e disgustata esprimo il mio disappunto al collega che mi siede di fronte. Lui sorride sornione ,,,sapeva bene che non avrei gradito...la merce e' prodotta in Thailandia, non esattamente terra delle arance rosse sanguinelle...

Metto giu' il bicchiere e inizio a scegliere foto per una nuova presentazione nel tranquillo silenzio generale dell'ufficio. Sono tutti impegnati e l'unico rumore che sento sono le dita che ticchettano sulle tastiere dei pc, qualche squillo di telefono, il mio capo che ride col buchou (capo) dei sales parlando di strane suonerie dei cellulari. 

Tutto a un tratto mi sento un po' strana, mi gira la testa e immediatamente do la colpa al latente raffreddore che mi trascino da una settimana ormai..poi per caso i miei occhi si posano sul bicchiere messo giu' un minuto prima.

Il liquido rosso ondeggia sinistramente nel bicchiere, il mio senso di malessere aumenta, un quaderno cade dalla mensola, il mio calendario da tavolo precipita per terra, mi volto e guardo i miei colleghi, tutti hanno un'aria interrogativa e il mio capo ridacchia dicendo in italiano: "Ecco una bella scossettina...ci voleva proprio!".

Rido anch'io, penso che in fondo e' divertente sentire un onda lieve sotto i piedi, qualcosa di nuovo per me, un'esperienza geologicamente tutta da sperimentare, del resto ho gia' vissuto simili situazioni, il terremoto in Giappone dura 3/4 secondi e poi finisce.

Ma.....


...dopo 10 secondi la scossa cresce d'intensita', iniziano ad aprirsi i cassetti, cadono le composizioni floreali ricevute in occasione dell'anniversario della ditta, ed il mio capo smette di ridacchiare. Io, spavalda pochi minuti prima, sento il corpo irrigidirsi, le mani diventare gelate, un lieve strato di sudore freddo mi imperla la schiena. La gola si chiude in un groppo.

Il presidente apre la porta della sua stanza e chiama il responsabile dell'amministrazione, ordina di mettere in salvo alcune preziose bottiglie di vino, intanto si precipita a bloccare un raro ukiyoe che era appeso al muro. Era.

La scossa non accenna a diminuire di intensita'..anzi...i volti si fanno scuri, qualcuno grida "Kore ha yabai naaa" (Wow, questo fa sul serio!), oppure "Kore ha okkinee....abunaiyo!" (Questo e' grosso... occhio, e' pericoloso!).

Io penso a K., dove sara' in questo momento?

Mentre tutto trema sempre piu' forte intorno a noi il presidente corre nella stanza accanto con un'espressione seriamente sconvolta, molte ragazze iniziano a urlare, alcuni si riparano sotto alla propria scrivania, un paio di ragazze piangono disperate. In un flash mi vedo sotto alle macerie di un palazzo, di me solo un braccio, il corpo intrappolato sotto ad una polverosa, bianca tavola di legno che in origine era la mia scrivania, ormai maceria. In un istante realizzo che il mio cellulare e' scarico. Ca**o, sono davvero la peggio.

Passano 3 minuti ma sembrano interminabili. La scossa si arresta, tutti si collegano ai propri siti di informazione di riferimento, in Giappone qualcuno ha gia' messo video su YOUTUBE, in Italia la notizia e' gia' arrivata, del resto laggiu' sono le sette di mattina...

Sappiamo che una nuova scossa puo' arrivare da un momento all'altro e noi ci troviamo in uno dei posti meno sicuri dell'edificio, i piani centrali tra cui il quarto, sono i primi ad essere schiacciati dal peso dei piani superiori pertanto ci affrettiamo per le scale (l'ascensore e' chiaramente fuoriuso) e in un attimo siamo in strada, con noi migliaia di persone.

Le scosse riprendono quasi subito, non potenti come la prima ma di forte intensita', camminiamo al centro della strada con la testa costantemente rivolta verso l'alto per prevedere crolli improvvisi, un senso di pericolo mi invade, in fondo nel mio ufficio mi sentivo piu' al sicuro, ma dobbiamo raggiungere il vicino parco di Shiba al piu' presto, laggiu' ci sono meno probabilita' che ci caschi in testa qualcosa.

Dopo un'ora di chiacchiere ansiogene tra colleghe, in mezzo a migliaia di impiegati con l'elmetto d'emergenza che hanno avuto la nostra stessa idea, decidiamo di rientrare in ufficio: la terra si e' calmata, probabilmente e' tutto finito. A causa delle scosse continue e del freddo avverto un forte senso di nausea. Ho bisogno di sedermi un po', in un posto caldo.

Ma in ufficio la situazione non migliora, il pavimento sotto ai nostri piedi oscilla ad intervalli irregolari e siamo tutti al telefono cercando di comunicare con i nostri amici, familiari, per conoscere le loro condizioni. La scossa e' stata forte ma nessuno di noi e' stato ferito, il rischio esiste effettivamente nel caso in cui qualche malcapitato si sia trovato vicino ad edifici pericolanti (molto rari a Tokyo) o vecchi pali dell'elettricita' non ben fissati al suolo o rami di alberi... mi auguro che Kei sia al sicuro nel suo ufficio.


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Lascio messaggi su FB e invio e-mail a mio padre e mio fratello visto che non pare possibile telefonare in Italia, la linea e' troppo congestionata, poi, grazie alla posta elettronica riesco a contattare Kei, un breve scambio di e-mail e alle 6 e mezzo, dopo innumerevoli scosse e una forte nausea causata dall'instabilita' del terreno, decido di lasciare l'ufficio e andare a piedi fino a Ningyoucho, dove c'e' l'ufficio di mio marito. I treni sono tutti fuori servizio, il traffico e' in tilt e gli autobus non avanzano.

La ditta mi offre la possibilita' di dormire in albergo per la notte visto che abito lontano ma decido di andare da K., non voglio stare qui un minuto di piu'. Cosa abbastanza stupida, se ci si pensa, molto meglio stare al sicuro in un palazzo moderno ed anti-sismico che correre per le strade col rischio di vedersi arrivare una tegola in testa!! Ma certe decisioni si prendono con la pancia e ringraziando il cielo per aver messo stivali bassi la mattina, riempio la borsa di viveri (crackers, cioccolatini, barrette energetiche sempre presenti nel mio cassetto ^__^) e corro fuori.





La terra trema mentre ho il passo svelto, un freddo pungente mi taglia la faccia, la visiera del cappello mi impedisce di vedere bene, ma non oso togliermelo, fa troppo freddo...allora assumo una posizione alquanto scomoda....col naso veramente in su....povero collo. Il fatto e' che DEVO vedere quello che succede sopra alla mia testa, non ho nessun casco protettivo...

Per orientarmi decido di seguire la mappa della metro che porto sempre con me, partendo dalla stazione alla quale scendo tutte le mattine seguo la direzione di quella precedente e cosi' via...praticamente seguo a ritroso il percorso della linea Hibiya (quella grigia) che mi potrera' dritto a Ningyoucho, dove mi aspetta K. Ci mettero' circa due ore. GAMBE IN SPALLA!! Ringrazio i due mesi di piscina e i quattro di bici giornaliera che hanno rafforzato il mio quadricipite sinistro...altrimenti il mio povero ginocchio con un elastico spezzato (il legamento crociato) crollerebbe presto...ma sento che ce la fara'!

Un fiume di persone sta abbandonando gli uffici, ognuno e' diretto verso una propria meta, con caparbieta' e a passo svelto (molti correndo) si mettono in fila e sui marciapiedi formano una corrente omogenea di teste incappucciate o con l'elmetto che ordinatamente e silenziosamente avanza. Senza panico. Solo tenace caparpieta' zen. Come a dichiarare al mondo: IO. DEVO. ARRIVARE. LAGGIU'. Ma senza calpestare i piedi altrui, senza sgomitare, senza bloccare il traffico, senza urlare, senza generare confusione.

Comunicare e' difficile, non c'e' campo per i cellulari e l'unica via sono i telefoni pubblici dove la gente fa la fila.



Penso all'italica verve che ci contraddistingue in simili situazioni e mi scappa da ridere, mi fermo a osservare un astuto commerciante di articoli sportivi che ha allestito un banchino all'esterno del suo negozio per vendere scarpe da corsa made in China alla modica cifra di 900 yen (circa 9 euro): numerose OL (office ladies) giapponesi con caviglie doloranti fanno la fila nell'attesa di acquistare il loro numero e riporre le proprie graziose chanel tacco 10 in un sacchetto della spesa, almeno fino all'arrivo a destinazione. Ah, Giappone, l'anima del commercio!



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Dopo un'ora sono a Ginza, le luci della citta' sono le solite, i turisti anche ma hanno volti sconvolti e soprattutto non riescono a capire dove andare... seguire la massa verso Nord o rifugiarsi da Zara? Penso che potrei fare una capatina da Itoya (giuro... l'ho pensato...si lo so, sono malata) ma il mio cervellino mi riporta alla realta' e mi sculaccia col pensiero.

A Ginza un'inversione di marcia, il Nord piega a destra...una gentile poliziotta in bici mi indica la stella...mi inchino e proseguo la marcia allungando il gambo (cit.) nel frattempo sgranocchio il mio pacchetto di crackers. E' incredibile, la terra sotto i miei piedi sta probabilmente tremando ancora (mentre ci si muove ci se ne accorge meno, lo sapevate? Sapevatevelo (cit.)) e io sgranocchio i miei crackers contenta che sia venerdi' e che presto saro' da K., questa fiumana di bonzi mi ha infuso una grande serenita', il Giappone, un grande popolo.

Cioe', per spiegarmi meglio...SOLA in mezzo a una metropoli di milioni di abitanti, con milioni di persone per strada e nessuno si accalca, nessuno si calpesta, nessuno grida, nessuno coglie l'occasione per sciacallare e io mi sento SICURA, come avvolta da una massa di angeli che so puo' aiutarmi in caso di difficolta', alle persone che fermo per la strada per chiedere informazioni non manca mai un bel sorriso, si, anche in questa sera fredda e inquietante. Ditemi voi se questo non e' un grande popolo.

Dopo due ore arrivo a Ningyoucho, Kei non e' nel suo ufficio come ha promesso, e' uscito a cercarmi!! Ma dove, perdio? Oh..questi uomini. Dopo mezz'ora rientra trafelato e spaventato per non avermi scovata fra milioni di persone...ma va? E' rincuorato a vedermi seduta alla sua scrivania con un calice di rosso di Borgogna in mano (in ditta hanno colto l'occasione per fare una piccola festa con i vini rientrati da una spedizione francese)....Giappone-Francia 1-0.

Nuovi rifornimenti in ufficio: tre bicchieri di Borgogna buttati giu' in fretta, due sottilette e tre cioccolatini, salutiamo i miei ex colleghi e la scala buia di servizio e' l'anticamera della nuova avventura verso Kodenmacho, direzione Nord. K. e' stato sfortunato, ha messo le scarpe belle ma scomode e spera di trovare un altro scaltro venditore ambulante di scarpe da corsa ma niente da fare...stringe i denti e marcia con me. Il fiume di gente ci accompagna costantemente, alcuni ragazzi hanno improvvisato un bivacco, un hanami anticipato sotto un albero davanti a un palazzo bevendo birra e scherzando. Altri impiegati si prendono in giro a vicenda spintonandosi e parlando in cerchio, un gruppetto di ragazze con coperte in testa (ripeto, fa un freddo boia e questa gente e' fuori da ore) e scarpe da ginnastica sotto tailleurs da ufficio cantano una smielata canzone di Hirai Ken. Io e K. ci stringiamo la mano e sorridiamo nel riverbero della sera metropolitana, siamo insieme e del resto non ci importa. Tutto questo nella marcia dei milioni della capitale.

A Ueno iniziano a farci male le gambe e i piedi, K. si ferma a comprare un te' caldo, io faccio stretching, ci aspetta ancora meta' strada!

Dopo KitaSenju il fiume si disperde, siamo ormai nella periferia di Tokyo e ognuno prende direzioni diverse,,,ci ritroviamo stanchi e affamati cosi' ci fermiamo a comprare una piadina naan indiana, e mentre aspettiamo che sia pronta, dentro al locale la terra trema ancora.. ho la sensazione di esser scesa dall'ottovolante che fa il giro della morte..solo che non passa subito...persiste e io non riesco a caminare diritta..barcollo piu' del solito (che gia' ho problemi d'equilibrio di mio, io!).

A 2 km da casa e' gia' mezzanotte e mezzo e siamo davvero distrutti..il fatto e' che non siamo equipaggiati per camminare tanto (in tutto circa 25 km) (le scarpe sono fondamentalmente quelle sbagliate) e abbiamo i piedi pieni di vesciche...un taxi che miracolosamente si ferma nonostante sia fuori servizio (ci credo pero'...mi ci sono quasi buttata davanti! Gli saro' sembrata uno zombie, al tassista!) ci porta a casa in un attimo...ringraziamo, la portiera si richiude automaticamente alle nostre spalle.

A casa lo scenario e' questo: cassetti aperti, libri crollati dalle mensole, lavatrice spostata in avanti di 20 cm, cosi' anche il frigorifero, lo specchio in camera caduto per terra (e senza incrinature!!!! anche quello piccolo del bagno...salvo!! trattasi di puro CULO) vari oggetti caduti ma nessun danno, siamo fortunati perche' l'appartamento e' all'ottavo piano, quindi qui si "balla" di piu'!!!

Musa, la nostra micina, e' spaventata e ci miagola contro come se volesse raccontarci la sua esperienza solitaria, continuera' tutta la sera, come a chiedere conferma che non la lasceremo piu' sola quando la terra si muove sotto alle sue zampine. Un lauto pasto a base di croccantini pare calmarla un po' e anche i grattini sulla testolina la riportano un po' alla normalita'.



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La sensazione di sfasamento continua, e' come stare su una barca in mezzo al mare, ma non fa nulla, siamo salvi e in fondo non c'e' successo proprio niente di male. Il pensiero va ai 1400 morti e piu' della costa che si sono visti arrivare un'onda anomala di 10 metri. Le loro case non esistono piu', alcuni lavoravano su pescherecci, altri sulla spiaggia, altri erano semplicemente troppo vicini al mare e il piano di evacuazione non ha avuto il tempo materiale di potersi realizzare, neppure per gli efficienti, rapidi giapponesi.
Il terremoto piu' grande della storia giapponese, quello che vi ho raccontano dal mio punto di vista, per quello che ho vissuto in prima persona, e' stato un evento del tutto imprevedibile e purtroppo e' quello che il Giappone e' destinato a subire per la sua conformazione geologica. L'instabilita' della vita, di tutte le cose del mondo, e' nel DNA di queste persone che hanno imparato con l'esperienza a vivere tutto come se fosse la loro ultima grande occasione, da godere a fondo, senza risparmiarsi mai.

Che riposino in pace tutte quelle povere anime portate via dall'Oceano. Domani si ricostruisce. Dopodomani sara' tutto nuovo e pronto per andare avanti e vivere senza guardare indietro.

Concludo con un proverbio giapponese che amo molto e che nei momenti difficili cerco di fare mio...questo e' quello che mi auguro succedera' alle persone colpite da questa tragedia e che si realizzera' senz'ombra di dubbio. Perche' i giapponesi sono fatti cosi'.

七転び
八起

Nana-korobi,
ya-oki

"Per sette cadute,
mi rialzo otto volte".



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sabato 5 marzo 2011

Quando l'occidente dorme ancora...

Dopo un bel po' di tempo lontano dal BLOG eccomi di ritorno. E' un periodo davvero pieno di impegni, come non mai. Prima l'arrivo a Tokyo, la sistemazione nella nuova casa, la scoperta del quartiere, le giornate lente e soporifere nell'attesa della sera, del ritorno di K. dal lavoro, il freddo dell'inverno, il profumo del riso appena cotto, la pentola (onabe) che bolle (gutsu gutsu...onomatopeica giapponese per il rumore dell'acqua che bolle, appunto) nel centro della tavola e le verdure che cuociono nell'attesa di essere mangiate, riscaldando anima e corpo....


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e poi finalmente uno scossone, il lavoro che arriva, le giornate che si fanno veloci, senza tregua, colme di impegni..della serie che avrei bisogno di almeno 36 h al giorno per poter fare tutto!

Il mondo del lavoro in Giappone e' del tutto particolare. Entrando a far parte della societa' (come dicono i giapponesi, diventando shakaijin) si acquisisce tutta una serie di diritti, ma direi soprattutto doveri. I diritti potrebbero essere: l'assicurazione dell'azienda, che ti sostiene in caso di malattia, gravidanza e quant'altro, il trasporto, che l'azienda ti ripaga al 100% e....la birra della sera...che diventa un sacrosanto diritto di ciascun hard worker (ハード・ウォーカー) della societa' nipponica in generale, ma soprattutto degli stakanovisti lavoratori della capitale.


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Purtroppo la mia giornata tipo inizia molto presto..sveglia alle 6:30, mi preparo con cura (finalmente ho trovato il mio ritmo e riesco a far colazione con calma, addirittura 10 minuti!!! In Italia era davvero lampo la colazione..in 3 minuti esatti trangugiavo tutto e via, di corsa al lavoro!) dopodiche' inforco la bici e mi dirigo verso la stazione e lascio la bici al parcheggio a pagamento (in Giappone nelle zone piu' abitate, e quindi con maggior numero di biciclette, queste vengono rimosse se parcheggiate in zone non autorizzate!)



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Prendo il treno delle 7:42 insieme ad almeno altri 1500 giapponesi (altri 1500 saliranno sul treno delle 7:45,,,altri 1500 su quello delle 7:48 e cosi' via....fino alle 9:00 quando i passeggeri inizieranno chiaramente a diminuire).

L'esperienza mattutina del treno e' davvero tipica della vita in Giappone. Ordinatamente e silenziosamente i giapponesi entrano nelle carrozze dell'ora di punta, incuranti del fatto che siano gia' strabordanti di persone, continuano ad entrare spingendosi l'un l'altro al fine di poter incastrarsi perfettamente stile TETRIS per riuscire ad arrivare al lavoro in tempo (la puntualita' e' tutto in Giappone, si sa). Con la pioggia e con il sole, nelle torride giornate estive come nelle gelide mattinate d'inverno, i giapponesi corrono alla stazione per prendere il loro treno, chi con l'ombrello in mano, chi con l'ipod nelle orecchie, chi con il cestino del pranzo (obento, vd. foto) preparato con cura la sera prima (come facciamo io e K. da circa un paio di settimane), chi con il romanzo lasciato a meta' il giorno prima....


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Obentou (お弁当)il pranzo al sacco giapponese.


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Non ci crederete, ma c'e' chi riesce a leggere il quotidiano in questa bolgia! Notare che i giapponesi in questo caos riescono sempre a mantenere la calma e nella serenita' piu' zen il vicino ti puo' stritolare un braccio o pestare entrambi i piedi,,,,i giapponesi manterranno gli occhi chiusi, in una serena posa di meditazione.


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Io di solito mi salvo grazie alla musica...e alla carrozza delle donne....esatto, in Giappone, dalle 7:30 alle 9:00 ci sono carrozze speciali per le donne che non vogliono stare "appiccicate" agli uomini sul caotico treno del mattino...visto che potrebbero allungare le mani quindi da qualche tempo hanno pensato bene di adibire un paio di carrozze a convoglio a luogo speciale vietato al sesso maschile. Nonostante all'inizio abbia pensato che questo sistema fosse alquanto retrogrado, in realta' ho iniziato ad apprezzarlo essendo gli uomini giapponesi poco attenti all'igiene personale rispetto alle donne (beh..non tutti ovviamente, ma insomma alcuni,,,) quindi la mia visuale mattutina e' fondamentalmente questa:


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Poi arrivo in ufficio e inizia la mia giornata di lavoro...ormai e' quasi passato un mese dal primo giorno ed inizio a capire molte cose..e' un lavoro divertente e creativo (cosa che mi era mancata fin'ora) ma si lavora molto in gruppo (cosa a cui non sono affatto abituata *___* ) e l'orario di lavoro e' un optional (restare fino alle 20:00 ogni giorno e' purtroppo quasi una regola...anche se molti tornano a casa non prima delle 22:00!!!!) ma dedichero' un post a questa folle incuranza dell'orario di lavoro qui in Giappone...visto che c'e' molto, molto da raccontare!Alla prossima!!


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